Le ore piccole di Paolo Lanaro





Le ore piccole, di Paolo Lanaro (Schio, 1948),  prefazione di Fabio Pusterla, La porta delle lingue N. 53, € 18,00


Dalla prefazione:
Il nuovo libro di Paolo Lanaro, che segue a distanza di tre anni l’ottima Rubrica degli inverni, inizia sin dal titolo a interrogare e a spiazzare il linguaggio: perché l’espressione corrente «fare le ore piccole» è richiamata (ma saranno le ore piccole dell’esistenza, queste, non gli stravizi di una nottata portata avanti un po’ troppo) e contemporaneamente aperta a nuovi significati, a nuove suggestioni semantiche, di cui il lettore intuisce subito la portata. 
   Il libro si compone di sette sezioni di lunghezza assai variabile: la terza (Lectio brevis), la quarta (Ingorghi) e la quinta (La luce sulle facciate) sono brevi o brevissime: costituiscono una sorta di cerniera interna all’opera, ne suggeriscono il ritmo strutturale, e soprattutto ne preparano e accompagnano lo sviluppo compositivo, che procederà come un crescendo musicale e linguistico dalla prima e seconda sezione (Vivere da poeta e Passar via), all’esplosione della sesta, che dà il titolo al libro, fino al finale in cui la percezione del soggetto può ritrovare, dopo il turbinio delle ore piccole, una più pacata continuità. (...)


L’epoca d’oro della poesia



Il sole colpiva a sciabolate come nei versi
di Marmontov. Correvano le slitte
sulla neve nella luce d’aprile.

Marmontov aveva un colbacco in testa
e fumava. Frustando i cavalli
rammentava la poesia russa, l’epoca d’oro
della Golubinaja kniga.

Marmontov credeva di saperla lunga
sulle cose letterarie e restò di sasso
quando fu trascinato in tribunale.

Andò che morì pochi anni più tardi
a causa della tisi. Lavorava da un po’ come bigliettaio
e diceva che la poesia era una fanciulla diafana
che andava di notte a casa sua.


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