Il libro raccoglie i testi e le testimonianze di quattro storici lavori
del Teatro del Lemming: Edipo, Dioniso e Penteo, Amore e Psiche, Odisseo,
più le due postfazioni alla Tetralogia, A Colono
e L’Odissea dei Bambini. Il racconto – anche attraverso le posizioni
articolate della critica, le lettere di tanti spettatori e i diari
di lavoro degli attori – disegna un’avventura teatrale e umana fra
le più singolari degli ultimi decenni. Al centro di questi lavori c’è
la potenza sempre attuale del mito e c’è lo spettatore che, nel suo
diretto coinvolgimento sensoriale, assume qui, per la prima volta
anche in senso drammaturgico, il ruolo di protagonista.
La Tetralogia si pone innanzitutto come interrogazione al teatro.
Interroga la sua natura, la sua attualità, la sua funzione. E
lo fa rimettendo in questione e ridefinendo in modo radicale i
suoi elementi strutturali: l’attore, lo spettatore, lo spazio scenico,
la drammaturgia – conservando una radicalità irriducibile,
un punto di vista che abolisce ogni abitudine e che rifiuta ogni
mediazione. Essa rappresenta, nella storia del Teatro del Lemming,
un punto insieme di arrivo e di partenza, il manifesto di
un credo teatrale, del tutto antitetico ad un mondo che invece
continua a muoversi in direzione opposta.
“Questo teatro è così importante, così necessario, così rivoluzionario
che non sai se è parte di un’era
passata che abbiamo perso e che rimpiangeremo
o se è l’avanguardia, l’antagonista
dell’era in cui stiamo entrando”.
Nota biografica:
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