LA TETRALOGIA DEL LEMMING

 

 


Il libro raccoglie i testi e le testimonianze di quattro storici lavori

del Teatro del Lemming: Edipo, Dioniso e Penteo, Amore e PsicheOdisseo,

 più le due postfazioni alla TetralogiaA Colono

e L’Odissea dei Bambini. Il racconto anche attraverso le posizioni

articolate della critica, le lettere di tanti spettatori e i diari

di lavoro degli attori disegna un’avventura teatrale e umana fra

le più singolari degli ultimi decenni. Al centro di questi lavori c’è

la potenza sempre attuale del mito e c’è lo spettatore che, nel suo

diretto coinvolgimento sensoriale, assume qui, per la prima volta

anche in senso drammaturgico, il ruolo di protagonista.

La Tetralogia si pone innanzitutto come interrogazione al teatro.

Interroga la sua natura, la sua attualità, la sua funzione. E

lo fa rimettendo in questione e ridefinendo in modo radicale i

suoi elementi strutturali: l’attore, lo spettatore, lo spazio scenico,

la drammaturgia – conservando una radicalità irriducibile,

un punto di vista che abolisce ogni abitudine e che rifiuta ogni

mediazione. Essa rappresenta, nella storia del Teatro del Lemming,

un punto insieme di arrivo e di partenza, il manifesto di

un credo teatrale, del tutto antitetico ad un mondo che invece

continua a muoversi in direzione opposta.


 “Questo teatro è così importante, così necessario, così rivoluzionario

che non sai se è parte di un’era passata che abbiamo perso e che rimpiangeremo

o se è l’avanguardia, l’antagonista dell’era in cui stiamo entrando”. 

                                                                                                                

 

Nota biografica:

Massimo Munaro (Rovigo, 1962) fonda il Teatro del Lemming, di cui è compositore, drammaturgo e regista, nel 1987. Dopo i primi lavori che coniugano gli aspetti puramente evocativi del linguaggio teatrale, avvia una fase di ricerca denominata Teatro dello spettatore, che propone un radicale ribaltamento della prospettiva che fa dello spettatore non più passivo fruitore ma motore stesso della rappresentazione. Negli ultimi anni ripensa la relazione attori e spettatori in direzione della messa in gioco di una, seppure ristretta, comunità. Dirige a Rovigo il Festival Opera Prima per il quale ha ricevuto nel 1996 il Premio Giuseppe Bartolucci. Come compositore, scrive l’opera Sogno dentro Sogno. È ideatore di una originale pedagogia denominata I cinque sensi dell’attore

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